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Le tracce di Antigone

Claudia Zudini

Résumé

Nell’autunno del 1978, Kluge e Schloendorff filmano i funerali che il sindaco di Stoccarda ha concesso ai detenuti del gruppo terrorista Baader-Meinhof uccisi nel carcere di Stammheim, funerali che altre città avevano rifiutato, replicando, a distanza di più di duemila anni, il divieto di Creonte alla sepoltura di Polinice dell’Antigone sofoclea.
Questo documento ci sembra emblematico del ruolo che il mito di Antigone ha assunta nella immaginazione artistica della stagione di conflittualità radicale che in tutta Europa scuote lo stato negli anni Settanta. Nei cosiddetti « anni di piombo », Antigone si impone, da una parte, come una icona altamente simbolica dell’impegno di umanità e del garantismo intransigente invocati, per esempio, da coloro che si riconoscono nello slogan « Né con le BR né con lo Stato ». Dall’altro, essa diviene la figura paradigmatica dell’esclusione femminile dal linguaggio e dalla polis e del ritrovamento della genealogia materna, secondo il profilo che ne traccia Luce Irigaray nel 1975, in uno dei libri inaugurali del femminismo della differenza, Speculum.
Inoltre, la potenza espressiva di questa icona tragica rispetto alla problematizzazione della conflittualità degli anni Settanta sopravvive al periodo in questione. Se all’inizio degli anni Ottanta, una rivista chiamata Antigone (nonché una organizzazione attiva ancora oggi) unisce un gruppo di giuristi, sociologi e giornalisti che si battono contro le leggi speciali e le procedure d’emergenza nella lotta al terrorismo, l’icona del personaggio tragico si impone, più in generale, in letteratura, quale referenza topica della rappresentazione degli « anni di piombo », con un autorevolezza naturale che ci ricordano le parole con cui Rossana Rossanda introduce la propria rilettura della tragedia di Sofocle (Milano 1987) : « Ad alcune tragedie si torna, ma altre, come Antigone, sembrano tornare. Non per essere scavate e rivelare nuovi sensi, ma come allusive, rivissute. Quanto l’Antigone ricorrente nei nostri anni ci parla dell’Antigone sofoclea, e quanto invece di noi ? ».
Seguire alcune delle tracce che il mito, per Brecht illuministico e anarchico, di Antigone ha lasciato nella letteratura e nella cinematografia contemporanee italiane, dunque, permetterà forse di dare rilievo alle confluenze e ai mutamenti che uniscono la visione che della epoca delle rivolte ebbe chi la visse e lo sguardo retrospettivo che su di essa porta chi ne scrisse a posteriori.
Secondo una lista preliminare e forse non esaustiva, si prenderà in esame il seguente corpus :

- E. MORANTE, « La serata a Colono », in Id., Il mondo salvato dai ragazzini, 1968 (dramma).

- L. CAVANI, I cannibali, 1969 (film).

- G. MANFRIDI, Terra di transito, anni Settanta (dramma).

- D. FO, Il caso Moro, 1979 (dramma).

- R. ROSSANDA, « Antigone ricorrente », in SOFOCLE, Antigone, 1988 (saggio).

- M. BALIANI, Antigone delle città, 1991 e 1992 (dramma).

- G. FRIGERIO, Dove esita l’immagine del mondo, 1998 (dramma).

- C. AUGIAS-V. POLCHI, Aldo Moro, una tragedia italiana, 2008 (dramma).