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Terrorismo e identità in Anatomia della battaglia di Giacomo Sartori

Sabina Gola

Résumé

La “guerra” è la protagonista del romanzo di Giacomo Sartori, incarnata dalla figura di un nonno forse colpevole di deportazioni di prigionieri e forse anche di ebrei, un padre fascista, “soldato” in battaglia contro gli altri e contro se stesso per tutta la sua vita, e un figlio che all’età di quindici anni entra a far parte di un gruppo di estrema sinistra e partecipa alla lotta armata.

Il figlio ormai quarantenne racconta la storia della sua famiglia, racconta la sua esperienza di terrorista che si inserisce tra le tante esperienze vissute nel corso della vita nel tentativo di costruire la sua identità, di formarsi come individuo che vuole sradicare l’odio tramandatogli dal padre e dal nonno.

Solo il desiderio di scrivere, vivo in lui fin da bambino, e la sua realizzazione in età adulta riesce, in parte, a farlo uscire da quella sorta di torpore e di passività che lo hanno caratterizzato nelle sue scelte di vita anche quella di partecipare alla lotta armata. Il racconto si costruisce su una continua alternanza di passato e presente, spiazzando a volte il lettore che non capisce bene dove si trova.

Nel mio intervento intendo mettere in evidenza come Giacomo Sartori sia riuscito nel suo romanzo a parlarci di terrorismo in tutti i suoi aspetti nonostante non fosse il suo intento principale, e a mostrarci quale secondo lui è il rapporto tra il presente e un passato così cruento nella nostra società.